Non conoscevo la scrittrice, Margherita Oggero, non
sapevo neanche che avessero tratto una fiction con Veronica Pivetti (Provaci Ancora Prof,
mai, vista) dai suoi romanzi con protagonista la professoressa Camilla, quindi mi sono buttata nella lettura
senza pregiudizi o aspettative.
Qualcosa da Tenere per Sé è
ambientato in una delle città italiane che preferisco, Torino, resa
ancora più speciale e suggestiva dall'atmosfera euforica ed
elettrica delle Olimpiadi Invernali del 2006, un'ambientazione che mi
ha subito conquistata; per le strade gelide, eleganti e luccicanti di
Torino si muove la professoressa Camilla, protagonista che non ha
praticamente nessuna utilità se non quella di fare da filo
conduttore tra gli altri personaggi: il commissario Gaetano Berardi,
l'ispettore Amleto Vitello, la giovane e tosta Liuba e gli altri
ragazzi della sottospecie di comune anarchica dove vive quest'ultima.
Liuba sta cercando il suo amico
Quantunque, scemo ma buono, arrivato dal nulla e poi scomparso nel
nulla, mentre i due poliziotti stanno indagando sul brutale omicidio
della prostituta Flora; e poi c'è la prof Camilla che si impiccia
beatamente di entrambi i casi, in qualità di nuova amica di Liuba
e di ex-amante di Gaetano.
Solo dopo aver finito il libro ho
scoperto che questa è la quarta avventura della prof. Camilla, ma
non sono stata affatto penalizzata dal non aver letto le prime tre, i
personaggi vengono introdotti gradualmente e inseriti nel loro
contesto sociale e familiare; la scrittura è piacevole, la Oggero di
volta in volta da voce ai pensieri e alle riflessioni dei vari attori
in scena, che qualche volta si rivelano pungenti e sarcastiche,
rendendo la lettura scorrevole e leggera.
La trama è semplice e lineare, senza
colpi di scena e dal finale tutto sommato piuttosto prevedibile (non
nel senso che è banale, ma non era certo nelle intenzioni della
Oggero sorprendere o spiazzare il lettore con una rivelazione
inaspettata o un colpo di scena). Ecco, il finale, l'anello debole
del romanzo: a parte l'ovvia risoluzione del caso di omicidio, alla
fine della vicenda i protagonisti riconquistano il loro equilibrio
perduto, niente è sostanzialmente cambiato nelle loro vite. A me
questa cosa non mi convince, mi riesce difficile pensare che si
possa passare attraverso le cose della vita (specialmente quando queste comprendono alcuni omicidi) senza uscirne minimamente
cambiati; mi pare più un espediente per ripristinare la situazione
di partenza in previsione della nuova avventura della prof, un
contentino per il lettore fidelizzato. Ragionandoci un po' mi sono
resa conto che è il meccanismo classico delle fiction italiane,
teoricamente serializzabili all'infinito, almeno fintanto che hanno
successo o finché i protagonisti non si rompono le palle oppure defungono (vedi Casa Vianello).
Non è il capolavoro del decennio (neanche dell'anno probabilmente), ma rimane una lettura piacevole e leggera che mi ha tenuto buona compagnia durante il mio viaggio in Olanda.
Non è il capolavoro del decennio (neanche dell'anno probabilmente), ma rimane una lettura piacevole e leggera che mi ha tenuto buona compagnia durante il mio viaggio in Olanda.
Concludo dicendo che Torino, tutta febbrile, illuminata e vestita a festa per le Olimpiadi è la protagonista più
irresistibile del romanzo.
P.S. Ma chi cavolo sarebbe la tizia (comunque figa) in
copertina che mi assomiglia? Nel romanzo non ci sono brunette
armate...
Titolo: Qualcosa da Tenere per Sé
Autore: Margherita Oggero
Casa Editrice: Mondadori, 2007
Collana: Oscar Best Sellers
273 pagine
2 commenti:
Magari sei proprio tu! ^^
A me è capitato di guardare qualche scena della fiction,di sfuggita, e mi è sembrata abbastanza vicina, nello spirito, alla tua descrizione del romanzo.
Specifica però che ti somiglia ma che non giri mica con la pistola! Insomma, nulla di effettivamente emozionante, ma lo stile della Oggero è sicuramente valevole, no?
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