mercoledì 23 febbraio 2011

Jeffery Deaver - La Bambola che Dorme

Di Jeffery Deaver avevo già letto Il Collezionista di Ossa, il primo capitolo delle indagini di Lincoln Rhyme, e quando ho visto questo su un banchetto di libri usati l’ho preso al volo a due euro, sperando che fosse lui il protagonista.
Invece la protagonista è un nuovo personaggio, Kathryn Dance, investigatrice del CBI, un’agenzia investigativa della California, esperta di cinesica, ovvero l’arte di interpretare il linguaggio non verbale e cogliere i sottili segnali delle menzogne.

La vicenda è ambientata nella penisola e nella baia di Monterey, e comincia con la clamorosa evasione di Daniel Pell, detto "il Figlio di Manson", assassino e capo di una specie di setta, personaggio astuto quanto diabolico, con una vera mania di controllo sugli altri, e condannato all'ergastolo per aver sterminato una famiglia. Kathryn gli da la caccia insieme ai suoi colleghi del CBI e all’agente speciale Winston Kellogg, mandato dall’FBI come specialista per risolvere il caso.
Da una parte si segue la fuga di Daniel Pell, costellata di complici, vittime e spietati omicidi, dall’altra osserviamo le indagini dal punto di vista di Kathryn Dance alla ricerca della menzogna e della verità, e l’intreccio della sua vita privata.
Ecco, due linee parallele; la figura del criminale mi è piaciuta molto, un cattivo che più cattivo non si può, intelligente, spietato e manipolatore, esperto bugiardo, che svela i suoi obiettivi al lettore soltanto un poco per volta.
Nonostante il suo lato professionale sia davvero interessante e coinvolgente, la figura di Kathryn Dance mi ha convinta un po’ meno. Sarà perché non regge il confronto con Lincoln Rhyme, o forse perché la sua figura di madre vedova con genitori anzianotti, cani e amici premurosi mi pare un po’ banale e noiosa. O forse ancora perché speravo che la storia non scadesse nel sentimentale, e invece un pochino ci scade…

La prima metà del libro è una vera e propria caccia all'uomo senza grosse sorprese, ma verso la fine i colpi di scena arrivano uno dopo l'altro.
Jeffery Deaver si conferma un perfetto scrittore di thriller, i suoi romanzi scorrono lisci lisci, con un linguaggio semplice e coinvolgente, e riesce a creare figure a cui i lettori si affezionano a lungo termine senza cadere nella ripetizione. 

La bambola  che Dorme
Jeffery Deaver
Sonzogno, 2007


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lunedì 21 febbraio 2011

Vagabonding - L'arte di Girare il Mondo - di Rolf Potts

Rolf Potts è un Viaggiatore con la V maiuscola, uno che ha viaggiato con uno zaino in spalla per sei anni di fila in Asia e Medio Oriente, finanziando il proprio vagabondaggio lavorando per brevi periodi finalizzati ad una nuova partenza. Successivamente è diventato corrispondente di viaggio per prestigiose testate come Conde Nast Travel e National Geographic Travel.
Questo libro è la sintesi delle sue esperienze di viaggiatore sotto forma di manuale per chi vuole intraprendere viaggi molto lunghi e avventurosi.
Il tipo di viaggio che propone Rolf Potts è quello a lungo termine e non programmato, che inizia per un motivo e rimane memorabile per un altro, perché viaggiando si trova quello che non cercavamo, alla scoperta dell’inaspettato, pronti a cogliere le occasioni che si presentano e seguendo l’istinto.

Un concetto bellissimo e affascinante, questo libro però, pur essendo interessante e stimolante, non mi ha affatto convinta, per diversi motivi.
Prima di tutto pensavo di trovare i consigli pratici di un viaggiatore giramondo, ma di pratico c’è ben poco. Non consiglia mete né strategie (solo qualche sito internet piuttosto scontato), i capitoli si perdono nel suggerire di aprire la mente, rispettare le culture diverse, cogliere le occasioni, essere curiosi, cercare di vivere gli aspetti più autentici dei luoghi e dei popoli in cui si imbatte. Tutte cose sacrosante e perfettamente condivisibili, ma anche un po’ scontate.

La sua tecnica per viaggiare il più a lungo possibile consiste sostanzialmente nel lavorare per brevi periodi risparmiando su tutto, e accantonare un tot di soldi per finanziare il prossimo viaggio. bella scoperta, ci arrivavo anche da sola, non ci voleva mica Rolf Potts per capirlo!
E poi qui il mercato del lavoro è leggermente diverso dagli Stati Uniti, non è certo semplice trovare lavori brevi, con una paga decente e al momento desiderato. Più che viaggiatori saremmo scioperati a vita…
Le pagine sono piene di citazioni a margine di grandi viaggiatori e scrittori di viaggi, che pur essendo interessanti distraggono molto rendendo la lettura fastidiosamente saltellante, dopo un po’ le ho mollate. Tra un capitolo e l’altro vengono anche proposte delle schede su famosi personaggi che hanno viaggiato e scritto le proprie esperienze. L’effetto minestrone è dietro l’angolo…

Di positivo ci sono qua e là le esperienze personali dell’autore, storie di piccola straordinaria follia spesso divertenti, sorprendenti o istruttive. Sicuramente Rolf Potts è un viaggiatore professionista e dalle pagine traspare tutto il suo entusiasmo e la sua curiosità per il mondo, e questo Vagabonding resta una lettura interessante e molto stimolante per tutti gli appassionati di viaggi, nonostante la delusione generale.

Vagabonding - L'arte di girare il mondo
Rolf Potts
Ponte Alle Grazie, 2010


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giovedì 17 febbraio 2011

fuori da un evidente destino, Giorgio Faletti

Faletti, reduce dal successo di Io Uccido (che devo ammettere come esordio non era male), si è messo a sfornare romanzi in serie, riconoscibili da:
  • titolo lapidario ad effetto
  • eroe abilissimo ma in crisi mistica
  • assassino specializzato in complicate e contorte allegorie
  • colpevole che dovrebbe essere a sorpresa ma lo sgamo sempre, è il pirlone insospettabile.
Questo Fuori da un Evidente Destino non fa eccezione, i marchi di fabbrica ci sono tutti.
Ambientato tra i nativi americani Navajos, l’eroe di turno è un ex pilota di elicotteri mezzo Navajo perso nell’immancabile crisi esistenziale. Faletti mette un mucchio di carne al fuoco: omicidi in serie inspiegabili, indizi scarsi e inutili, nessun sospetto plausibile. Mette cosi tanti pezzi del puzzle insieme che a metà del libro mi è venuto da pensare: ma adesso come fa a trovare una soluzione e concludere il giallo?
Ebbene, Faletti svolta!  I pezzi del puzzle non combaciano, non creano nessuna immagine completa: la soluzione a tutto il macello che ha sparpagliato è il paranormale! Un fantasma indiano per la precisione.
Bello sforzo, siamo bravi tutti a inventare un giallo impossibile e poi risolverlo col paranormale!

Nota finale: Faletti tenta di spacciarsi per americano. Nelle ambientazioni, nel linguaggio, nei personaggi, ogni suo nuovo romanzo è un po’ più americaneggiante del precedente. Ma Giorgio Faletti, anche se vole fa’ l’ammerigano, è di Asti.

citazioni:

"Non so se sono bravo. So che sono il migliore".


"La grandezza di un uomo si dimostra da quanti stupidi gli danno addosso."


"I ragazzi forse sono tutti uguali ma non lo restano quando diventano uomini."


"Jim vide l'acqua arrivare da lontano negli occhi di Swan. Era in viaggio per la pena che si portava dentro da anni. Era per la perdita dell'innocenza, per il momento in cui si rinuncia ai sogni per diventare un qualunque essere umano costretto a confrontarsi con i risultati dei suoi errori. Era per la beffa del tempo, che non dava una seconda occasione".


"Fai attenzione alla tua ombra. Ogni uomo ha un fratello che è la sua copia esatta. È muto e cieco e sordo ma dice e vede e sente tutto, proprio come lui. Arriva nel giorno e scompare la notte, quando il buio lo risucchia sottoterra, nella sua vera casa. Ma basta accendere un fuoco e lui è di nuovo li, a danzare alla luce delle fiamme, docile ai comandi e senza la possibilità di ribellarsi. Sta disteso per terra perché glielo ordina la luna, sta in piedi su una parete quando il sole glielo concede, sta attaccato ai suoi piedi perché non può andarsene. Mai. Quest'uomo è la tua ombra. È con te da quando sei nato. Quando perderai la tua vita, la perderà con te, senza averla vissuta mai. Cerca di essere te stesso e non la tua ombra o te ne andrai senza sapere che cos'è la vita".

Titolo: Fuori da un Evidente Destino
Autore: Giorgio Faletti
Casa Editrice: Baldini e Castoldi, 2006
495 pagine

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lunedì 14 febbraio 2011

Animal Factory - Edward Bunker

Questo è sicuramente il romanzo definitivo sul carcere. Scritto da Edward Bunker, carcerato nelle più dure prigioni americane e autore anche dell'autobiografia "Educazione di una Canaglia", questo romanzo è la sintesi di tutte le esperienze vissure in carcere dall'autore.
 
I protagonisti sono Ron e Earl, il primo è un giovane spacciatore di buona famiglia che finisce in carcere a San Quentin, dove incontra Earl, un uomo che ha passato la maggior parte della vita in prigione fin da quando era ragazzino. Earl si affeziona al ragazzo, che difficilmente potrebbe sopravvivere a San Quentin, così giovane e inesperto delle regole non scritte del carcere, diventando la sua ala protettiva e istruendolo sulla sopravvivenza in cella. Un'amicizia profonda che attraversa tutte le esperienze più dure: l'isolamento, le minacce, i conflitti razziali, l'omicidio. Il romanzo culmina con un progetto di evasione, che al lettore, ormai entrato nei meccanismi di San Quentin, pare ormai inevitabile e per nulla inaspettato. Naturalmente non vi svelo il finale, che però mi ha sorpreso abbastanza, conoscendo Edward Bunker.

Uno sguardo spietato ed estremamente realistico sulla vita dei carceri duri americani e sui conflitti razziali: nessuno entra in carcere razzista, ma un clima di paura genera odio, e alla fine la Fabbrica trasforma gli uomini in animali, che sono costretti a fare branco per sopravvivere, ad usare la violenza come linguaggio di un mondo a parte, diverso da quello libero, con diversi valori etici e regole non scritte.
Un romanzo crudo, spietato e profondo, che gioca sulle contrapposizioni: quella tra prigionieri e secondini, quella tra bianchi e neri, quella tra detenuti degni di rispetto e detenuti infami.
Mi è piaciuto tantissimo, Edward Bunker si conferma uno dei miei scrittori preferiti.

Animal Factory
Edward Bunker
Einaudi, 2004


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mercoledì 9 febbraio 2011

Buffalo Bill, dalla Frontiera al Circo

Sono da sempre legatissima alle pubblicazioni della casa editrice Nuovi Equilibri (un tempo si chiamava Stampalternativa), purtroppo sempre più introvabili negli scaffali delle librerie. Famosa per la collana Millelire, stampa anche libri più corposi in collane per un pubblico critico e di nicchia, anche se purtroppo non vengono quasi mai ristampati e bisogna andarseli a cercare o imbattercisi per caso.
E' stato così con questa breve ma interessante biografia di Buffalo Bill pubblicata nella collana "Margini", beccata per puro caso in un negozio di libri usati.

 Il personaggio di Buffalo Bill è interessante, così come gli scenari all'interno dei quali si muove; l'autrice traccia una breve ma piacevole biografia, raccontanto come un giovane e spregiudicato scout della frontiera del far west si sia trasformato in un cacciatore di bisonti e poi in una leggenda vivente. Buffalo Bill viveva ai limiti della legge e della morale, in un'epoca in cui questi due concetti erano molto vaghi, e la vita umana valeva quanto un dollaro bucato. Durante la narrazione si incontrano altri personaggi celebri dell'epoca, fuorilegge, cowboys, indiani e avventurieri, come Billy the Kid e Pat Garrett, il generale Custer, Calamity Jane, Toro Seduto. Ma l'epoca d'oro del far west era destinata a tramontare, così come la dignità di Buffalo Bill, trasformatosi nella caricatura di se stesso, in giro per il mondo con il suo circo del Far West, rappresentazione teatrale e grottesca di un mondo che non esiste più.
Bill non ci esce tanto bene, era un uomo ignorante, sprezzante della vita e che non conosceva il rispetto e l'etica.

Il libro è breve e si legge in un paio di giorni al massimo, forse se fosse stato più lungo avrebbe stancato; invece è una lettura piacevole, l'autrice riesce a tracciare una biografia precisa per quanto possibile e impietosa.

Buffalo Bill, dalla Frontiera al Circo
Anna Maria Giuntani
Nuovi Equilibri 1999

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giovedì 3 febbraio 2011

Life - l'autobigrafia di Keith Richards

Questa autobiografia davvero non potevo perdermela, per mille motivi che non sto a spiegare sennò finisco domani.
Mi ero preparata psicologicamente ad una eventuale delusione, ed invece si è rivelato un libro sorprendentemente bello.
La storia è assolutamente affascinante, impedibile per qualsiasi fan del rock and roll. La storia estrema di chi è diventato famoso a neanche 20 anni, ed ha sempre vissuto il rock and roll come stile di vita senza mai abbandonarlo, pagando il prezzo delle proprie scelte consapevoli o meno.
Chi si aspettava storie di droga, eccessi, sesso, tour selvaggi e compagnia bella ha trovato pane per i suoi denti, nel libro c’è tutto: dal rapporto con le droghe alla relazione con Anita Pallenberg, dagli arresti alla storia delle ceneri del padre sniffate, dai rapporti con altre icone del rock alla morte di Brian Jones. E gli eccessi sono raccontati senza compiacimento, ma con una certa consapevolezza.
E c’è anche tutta la saga dei suoi rapporti con Mick Jagger, l’altra icona dei Rolling Stones. La grande amicizia degli esordi, il rapporto diventato difficile con gli anni, fino alla rottura e poi alla riappacificazione (o meglio diciamo che adesso si tollerano). Le dichiarazioni al vetriolo su Jagger che hanno fatto polemica ci sono, ma prevale una forte nostalgia per un grande amico perduto e ritrovato, ma con cui niente è più come prima.

Ma c’è anche altro: quello che molti non si aspettavano forse di trovare è il profondo amore per la musica che traspare da ogni pagina. Alcune parti sono un vero e proprio manuale per chitarristi, altre sono un’enciclopedia del blues e del rock and roll, dalle origini ad oggi. E leggendo ti rendi conto che Keith Richards non è solo una rockstar, ma è prima di tutto un chitarrista.

La prima metà del libro mi è piaciuta di più, perché coincide con periodo di maggior splendore dei Rolling Stones e indulge molto nel raccontare la nascita delle canzoni, la loro registrazione, le ispirazioni. Coincide anche con il periodo più scapestrato del vecchio Keith. Una rockstar alle prese con droga, donne, sbirri, e avventure pazzesche è ovviamente molto più interessante di un Keith disintossicato, felicemente sposato con Patti Hansen, babbo modello e Pirata dei Caraibi.

A me è piaciuto molto. Ci sono categorie di persone che devono avere per forza questo libro (amanti del rock e fan degli Stones), per tutti gli altri lo consiglio, la lettura in prima persona di una vita tanto fuori dal comune è sempre interessante.
Non mi resta che leggere anche l'autobiografia del suo amicone Ronnie Wood per osservare le stesse vicende da un punto di vista diverso (ma molto vicino).

P.S. Nel libro c’è la verità (o almeno quella di Keef) su:
  • la storia di Marianne Faithfull, la pelliccia ed il Mars
  • la cura di Mick Jagger per l’ingrandimento del pene a base di punture di api
  • la caduta di Keith Richards da una palma alle Isole Fiji
  • la storia delle ceneri del padre sniffate
Alcune di queste storie sono vere, altre false, naturalmente non vi dico quali :-)

Life
Keith Richards
Feltrinelli, 2010


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