lunedì 31 gennaio 2011

Che libro regalo ad una ragazzina? i libri della mia infanzia

Ho pensato questo post per ricordare i libri che ho letto da bambina e da ragazzina e che mi sono piaciuti di più, accrescendo il mio amore per la lettura. Può essere anche una utile lista per trovare idee per qualche regalo a bambine e ragazzine curiose, ma anche per i maschi.

Quello che forse ho amato di più ed ha avuto più influenza sulla mia crescita è stato "Pippi Calzelunghe", credo che tutte le bambine dovrebbero leggerlo! Mi ricordo che l'ho letto tutto d'un fiato, non volevo mai spegnere la luce, e come segnalibro usavo una figurina di Speedy Gonzales.
Poi mi piaceva tantissimo Rohal Dahl, credo di aver letto tutti i suoi libri, nelle bellissime edizioni illustrate della Salani, ma i miei preferiti erano "La Fabbrica di Cioccolato", "Il G.G.G." e "Le Streghe", li ho riletti decine di volte anche da grande e continuano a piacermi un sacco.
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sabato 29 gennaio 2011

La Solitudine dei Numeri Primi, di Paolo Giordano

Anche questa volta sono rimasta delusa dal solito best seller preannunciato e strombazzato, e naturalmente trasposto prontamente su pellicola.
La Solitudine dei Numeri Primi mi ha annoiato dalla prima pagina. I due personaggi, una ragazza anoressica ed un piccolo genio della matematica con forti sensi di colpa, sono accomunati dal senso di inadeguatezza e dalla impossibilità di comunicare i propri sentimenti.
Due adolescenti con problemi adolescenziali insormontabili, che si crogiolano nella depressione e nell’autocommiserazione. Nonostante siano accomunati da sfiga, apatia, incapacità di comunicare, i due invece di sommare due solitudini per uscirne, semplicemente rimangono due solitari su due binari paralleli, due solitudini che non si incontrano.
Personaggi che io ho trovato statici, noiosi e incredibilmente antipatici, non sopporto le persone che si crogiolano nel proprio brodo di disperazione.
In questo romanzo tutto è incredibilmente superficiale, le descrizioni dei luoghi sono volutamente vaghe e generiche, per dare risalto alle emozioni dei personaggi; peccato che queste emozioni siano trattate in modo banale e superficiale. Anche la scrittura mi è parsa piuttosto banale e frettolosa.

Io non ci ho trovato nessuna delle caratteristiche di un best seller, sono sempre più convinta che prima venga deciso quale libro diventerà un successo, e che poi lo si faccia diventare tale a forza di battage mediatico. Visto che l’italiano medio legge un libro all’anno, almeno che non si annoi quando legge quell’unico libro!
Questo romanzo non mi ha lasciato nulla, se non una noia mortale e un leggero fastidio, l’ho mollato poco dopo la metà, ero proprio esasperata.

citazioni:

"I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari".


"Sentirsi speciali è la peggiore delle gabbie che uno possa costruirsi".


"L'amore di chi non amiamo si deposita sulla superficie e da lì evapora in fretta".


"Vivevano la lenta e invisibile compenetrazione dei loro universi, come due astri che gravitano intorno a un asse comune, in orbite sempre più strette, il cui destino chiaro è quello di coalescere in qualche punto dello spazio e del tempo".

Titolo: La Solitudine dei Numeri Primi
Autore: Paolo Giordano
Casa Editrice: Mondadori, 2008
304 pagine


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giovedì 27 gennaio 2011

Kiss - L'autobiografia di Gene Simmons

Questa autobigrafia avrebe dovuto intitolarsi “Gene Simmons” invece che “Kiss”, visto che il bassista linguacciuto è il protagonista assoluto di questo libro. Sembra ovvio visto che si tratta della sua autobiografia, ma leggendola sembra che sia anche il protagonista assoluto dei Kiss, relegando gli altri tre membri della band a personaggi secondari.
In breve la trama: nato in Israele da una famiglia ebrea, il piccolo Gene patisce la povertà, si trasferisce in America, segue un’istruzione rigorosamente ebrea fino a laurearsi in teologia, fonda i Kiss e la sua vita cambia, diventando una macchina che sforna successi, guadagna palate di soldi e sciupa fanciulle a tutto spiano (finchè non trova la donna perfetta, naturalmente ex coniglietta di Playboy, la sposa e fanno i bambini).

Il punto dolente è il rapporto tra Simmons ed il resto della band. Questa autobiografia è incredibilmente di parte, il punto di vista di Gene è quanto di meno obiettivo ci possa essere. In sostanza: Peter Criss sarebbe un alcolizzato depresso vicino alla fine dei suoi giorni, Ace Frehley è stato bollato anch’esso un alcolizzato depresso, ma in più sarebbe pure filonazista e avrebbe una malsana passione per i travestimenti in privato. I Kiss ne escono come un prodotto esclusivamente di Gene e Paul, dove gli altri sono semplicemente musicisti che vanno e vengono, almeno quando non vengono descritti come veri e propri stronzi. Simmons invece è buono, generoso ed altruista, sono gli altri che sono ingrati.
Insomma, cattiverie, bassezze e manie di protagonismo come se grandinassero. Le uniche parole buone sono riservate a Paul ovviamente, e al povero Eric Carr, prematuramente scomparso dopo un lungo calvario.
Che cosa triste sono diventati i Kiss… nonostante la delusione non mi sarei persa questo libro per niente al mondo, è una di quelle cose che devo avere e sono contenta di averla… però che tristezza, cacchio.

Kiss
 Gene Simmons
Sperling & Kupfer, 2002
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lunedì 24 gennaio 2011

L'Isola della Noce Moscata

Questo libro è stata una vera sorpresa. Me lo ha dato mia mamma, a cui l’avevano regalato ma che non aveva voglia di leggere.
L’ho letto un po’ per caso, come ripiego in mancanza di nuovi libri di mia scelta, ma mi sono appassionata immediatamente, e non l’ho mollato fino all’ultima pagina.

Isola di Run, circa 3 chilometri quadrati di terra, la più piccola dell’arcipelago delle isole Banda, e la più preziosa. Solo alle isole Banda infatti, ed in particolare a Run, cresce l’albero della noce moscata, che in passato si credeva rimedio per mille mali e dal valore economico altissimo. Tutto ruota intorno a quel seme tondo, rinsecchito e profumatissimo che noi grattugiamo nel puré, ignari di quanto c'è voluto nell'antichità per procurarselo, in termini di fatica, denaro e vite umane.
Il libro racconta in modo coinvolgente le storie ed i personaggi che negli anni del mercantilismo hanno rischiato la pelle (e spesso ce l’hanno lasciata) nel tentativo di impossessarsi della noce moscata e commerciarla.

Navigatori coraggiosi, spietati pirati, spregiudicati mercanti, tagliagole, avventurieri e assassini sono i protagonisti di questa storia avvincente. Molto di loro sono assai famosi: Magellano, che scoprì il passaggio ad Ovest, gli dette in proprio nome e attraversò coraggiosamente il Pacifico, che era leggermente più ampio del previsto, sopportando la fame, la sete, le malattie e i propri marinai incazzati come bisce (infatti il poveretto alla fine morì tragicamente, ma Pigafetta sopravvisse e tornò in Europa per raccontarci l'impresa).
Oppure Hudson, quello che ha dato il nome alla baia e al fiume: costui era un ribelle, davvero sprezzante di ogni rischio ma soprattutto di ogni ordine. Era deciso a scoprire il passaggio a Nord-Ovest, quello tanto favoleggiato che avrebbe permesso di raggiungere l'Oceano Indiano passando da sopra, ovvero dall'Artico. La prima volta fece morire praticamente tutto il suo equipaggio tra i ghiacci della Russia. La seconda volta raggiunse l'America del Nord ed esplorò il fiume Hudson per conto degli Olandesi, convinto che sbucasse dall'altra parte del continente. Ma alla fine tornò indietro e strinse rapporti con gli indigeni dell'isola di Manhattan.
Infine menzione d’onore al capitano William Keeney, che durante i lunghi viaggi in mare faceva recitare Sheakspeare all'equipaggio, che diventò così bravo che tenne diversi spettacoli nelle tappe intermedie dei viaggi.

Al centro delle vicende la lotta durata secoli tra l’Inghilterra e gli altri imperi coloniali europei (Portogallo prima, Olanda poi, per la conquista ed il controllo delle isole Banda, culminata con l’eroica quanto vana difesa di Nathaniel Courthope, l’ultimo inglese rimasto a difendere le isolette in nome della sua regina dalle grinfie di Ian Coen, giovane ma risoluto olandese dai ferrei principi religiosi e dalla rigida morale, ma anche spietato, irascibile e vendicativo.

Davvero una bella lettura che mi ha coinvolto e appassionato, un libro di storia che si legge come un romanzo, una finestra su un periodo storico molto affascinante, di cui Giles Milton è riuscito a trasmettere il senso di avventura e di rischio ed il coraggio dei protagonisti.
 
L’isola della Noce Moscata
Giles Milton
Rizzoli, 1999


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Lemmy Kilmister - La Sottile Linea Bianca

Lemmy è un personaggio talmente famoso che basta il nome per capire di chi sto parlando, il cognome (Kilmister) è una inutile ripetizione.
Per chi negli ultimi 40 anni avesse vissuto in un bunker o per chi ha davvero poca dimestichezza con il rock 'n' roll, Lemmy è il cantante e bassista dei Motorhead, icona vivente della sacra triade sesso, droga e rock 'n' roll. Da sempre ha vissuto di eccessi, non si ferma neanche davanti alla vecchiaia, ha sfiorato la morte in numerosi modi diversi, e persino la scienza non riesce a spiegarsi come faccia ad essere ancora vivo.

Tanto per dare un'idea, Lemmy è del 1945 (65 anni!), nella vita ha sempre fatto soltanto il musicista rock e ogni giorno fuma due pacchetti di Marlboro e beve due bottiglie di Jack Daniel's. Non ci è dato di sapere il consumo quotidiano di droghe, e francamente è anche difficile immaginarlo. Ma Lemmy non è solo una rockstar che sguazza negli eccessi: lui è il monumento vivente al rock 'n' roll, quello che più di tutti ne ha fatto uno stile di vita, una leggenda col marchio di fabbrica (il baffone a manubrio).

Nella sua autobiografia Lemmy racconta l'infanzia, gli esordi con gli Hawkwind, la creazione della sua creatura, i Motorhead, i rapporti con gli altri musicisti, gli alti e bassi della band. Naturalmente racconta con dovizia di particolare gli aneddoti più estremi legati alle droghe, all'alcol, al sesso.
Purtroppo indulge poco nella sua vita privata, a parte citare la casuale nascita di due figli e alcune delle numerose ragazze che ha avuto, ma credo che Lemmy abbia voluto tenere qualcosa per sè.
Dalle pagine traspare l'amore per il rock 'n' roll, la determinazione e la fiducia nella propria band, la consapevolezza di aver fatto delle scelte coerenti con se stesso ma discutibili per i più. Ma soprattutto emerge un personaggio ironico e auto-ironico, dissacrante, tremendamente simpatico e dall'intelligenza acuta.

Lemmy è Lemmy, nel bene e nel male. Questa autobiografia da al lettore quello che si aspettava: la vita di una rockstar senza limiti nè senza peli sulla lingua e un sacco di pettegolezzi e aneddoti gustosi su altre rockstar. Anche il linguaggio è quello che ci si aspetta da Lemmy.
Se vi aspettate qualcosa di diverso rimarrete delusi.

"Fu un periodo incredibile l'estate del '71: non ricordo più un cazzo, ma non la dimenticherò mai!"

Per la cronaca, il titolo non si riferisce alla cocaina (eheheh troppo facile) bensì all'anfetamina.

La Sottile Linea Bianca
Lemmy Kilmister
Baldini e Castoldi
2008


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domenica 23 gennaio 2011

Educazione di una Canaglia, Edward Bunker

La canaglia in questione è Edward Bunker, l'autore. Più di due terzi della propria esistenza passati in galera, e mica galere qualsiasi, Folsom e San Quentin. E questa è la sua autobiografia.
Ragazzo tanto intelligente quanto ribelle, cresciuto nel sottobosco criminale della Los Angeles degli anni '40 e '50, Eddie Bunker in questo suo romanzo autobiografico racconta l'esistenza violenta e disperata di chi non ha avuto scelta dalla vita. La prima reclusione a San Quentin a 17 anni, le rapine, la droga, la vita in carcere, la passione per la letteratura e la scrittura, i primi romanzi e racconti scritti e pubblicati ancora in cella, l'inaspettato successo all'uscita, dopo l'ultima condanna.

Una volta uscito di prigione Bunker ha abbandonato il crimine dedicandosi al cinema e alla letteratura, scrivendo altri romanzi di successo, tutti legati ai temi della sua vita: il carcere, il crimine, la violenza. I suoi libri sono stati trasformati in film ed ha anche recitato nel film Le Iene (nel ruolo di Mr. Blue) di Quentin Tarantino, suo grande fan.
Bunker ha scritto anche altri romanzi che mi sono piaciuti molto (Little Boy Blue, Animal Factory e altri), ma Educazione di una Canaglia è sicuramente il suo capolavoro.

Un romanzo duro come un calcio dei denti,  perchè è vero e perchè è sorprendente come un ex rapinatore ed ex galeotto senza alcuna istruzione scriva così dannatamente bene. Certamente in 18 anni di galera ha avuto molto tempo per leggere i grandi classici.

Bunker è morto libero nel 2005.

Educazione di una Canaglia
Edward Bunker
Einaudi 2002


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sabato 22 gennaio 2011

L'eleganza del riccio è una cagata pazzesca!

Non mi dilungo nella trama, tanto il 50% di voi l'avrà letto e l'altro 50% si guarderà l'imminente film o leggerà la trama online da qualche parte.
So che molti lettori lo hanno amato ma sono pronta a immolarmi di fronte ai fans del riccio elegante, demolendo questo romanzo in tutta sincerità.

In sostanza: a me non è piaciuto per nulla, lo trovo molto sopravvalutato. Ok l'autrice scrive bene, discetta con disinvoltura di filosofia, espone complesse teorie esistenziali, cita Shopenhauer e Nietszche e fa di tutto per far sentire il lettore una capra ignorante. I due personaggi principali sono saccenti e arroganti, la figura dell'adolescente con le turbe depressive ma consapevole della propria eccezionale intelligenza è banale e patetica. I personaggi mi stanno antipatici e ho trovato il libro palloso all'inverosimile.
E il finale col cavolo che è a sorpresa, io l'ho indovinato dopo i primi due capitoli.

E' un miracolo che sia arrivata alla fine e non l'abbia mollato a metà. L'ho messo in vendita su ebay, per fortuna un'anima pia se l'è appena comprato.

Citazioni:

"Non vediamo mai al di là delle nostre certezze e, cosa ancora più grave, abbiamo rinunciato all'incontro, non facciamo che incontrare noi stessi in questi specchi perenni senza nemmeno riconoscerci. Se ci accorgessimo, se prendessimo coscienza del fatto che nell'altro guardiamo solo noi stessi, che siamo soli nel deserto, potremmo impazzire".


"In fin dei conti, gli adolescenti credono di diventare adulti scimmiottando adulti rimasti bambini che fuggono davanti alla vita".


"Ecco quindi la fenomenologia: un solitario e infinito monologo della coscienza con sé stessa, un autismo duro e puro che nessun vero gatto andrà mai ad importunare".


"E se la letteratura fosse una televisione in cui guardiamo per attivare i neuroni specchio e concederci a buon mercato i brividi dell'azione? E se, peggio ancora, la letteratura fosse una televisione che ci mostra tutte le occasioni perdute?"


"Esiste l'idealismo di Edmund Husserl, nome che ormai mi fa pensare a una marca di tonache per preti irretiti da un oscuro scisma della chiesa battista".

Titolo: L'eleganza del Riccio
Titolo originale: L'Élégance du hérisson
Autore: Muriel Barbery
E/O Edizioni, 2007
321 pagine


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Ötzi, La Mummia dei Ghiacci

Questo libro non può mancare nella biblioteca dei fans di Ötzi. Per chi non lo sapesse Ötzi è la mummia di un uomo dell'età del rame ritrovata nel 1991 sulla cima del Similaun, al confine tra Italia e Austria, perfettamente conservata nel ghiaccio insieme ai suoi arnesi, ai suoi abiti e ai suoi oggetti. Il ritrovamento, di per sè eccezionale, è ancora più interessante se si pensa che probabilmente Ötzi è stato ucciso da un altro uomo: alla storia e alla scienza si aggiunge il giallo.
Nel 1991 avevo 10 anni, e il ritrovamento della mummia dei ghiacci rimbalzava dai telegiornali a Superquark, e io, mocciosa curiosa, mi sono subito appassionata al caso. Dopo 20 anni la mia passione per Ötzi è immutata, nel frattempo sono andata a trovarlo al museo di Bolzano dove è conservato, e possiedo con orgoglio un tappetino del mouse con Ötzi raffigurato sopra.
Ma torniamo al libro (scovato su una bancarella a 2 euro).
L'autrice compie un accurato resoconto storico del ritrovamento della mummia del Similaun e delle contese che l'hanno vista protagonista. Ma soprattutto racconta in modo tecnico ma comprensibile tutte le indagini scientifiche, le scoperte, le ipotesi e le certezze su Ötzi. E' un saggio ma si legge come un romanzo, quasi un giallo, i protagonisti sono gli scienzaiati che cercano di rispondere alle domande che da sempre ci facciamo su questa mummia: chi era? come viveva? perchè è morto? cosa ci faceva lassù? come a fatto a mummificarsi e conservarsi per 5300 anni?
Domande a cui solo in parte la scienza ha già dato risposte.
A me è piciuto molto, ma naturalmente essendo una fan di Ötzi non poteva essere altrimenti :-) ma credo che possa essere appassionante e interessante per chiunque.

La Mummia dei Ghiacci
Brenda Fowler
Piemme, 2002
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