venerdì 9 marzo 2012

Strage al Circolino

Questo racconto l'ho scritto in 5 minuti per un concorso sul blog di Ferruccio Gianola. Le regole prevedevano di usare un massimo di 600 caratteri, ma siccome io come al solito non avevo capito una mazza, mi sono tenuta entro le 600 parole. Il risultato è questo racconto breve, che naturalmente non era valido per il concorso perché troppo lungo, ma era carino (secondo Ferruccio) e tanto ormai era già scritto, allora ho pensato di pubblicarlo qui.
La versione breve (che per accorciarla ci ho messo 2 ore) la potete leggere e votare sul blog di Ferruccio, naturalmente è quello dedicato a Edward Bunker :-)



Strage al Circolino

Il barista stava sdraiato dietro al bancone, tra le schegge del vetro che proteggeva la foto della Fiorentina, foto che fino a due minuti prima era appesa orgogliosamente alle sue spalle, incorniciata dalle bottiglie di amari. Teneva schiacciata contro il pavimento la cuoca col grembiule sporco di sangue che cominciava a rantolare penosamente e a roteare gli occhi. Il barista pensava che avrebbe dovuto tenere anche le pallottole come gli aveva detto quello stronzo di suo cognato, invece di tenere sotto al bancone una pistola scarica buona solo per spaventare qualche ubriaco molesto il sabato sera.
Il vecchio Cosimo era seduto al suo solito posto, di fronte al televisore, con due giornali ed un bicchiere di spuma sul tavolino rotondo di fronte a lui, pietrificato dal terrore come un statua di sale in quell'abituale attimo di indecisione tra la Gazzetta e l'Unità.
I due rapinatori in passamontagna neri avevano ormai finito di urlare come scimmie e scaricare raffiche di pallottole all'interno del bar, e stavano finendo di raccogliere il magro bottino. Il barista stava cominciando a tirare un sospiro di sollievo. Dovevano essere due sfigati se si accontentavano di rapinare un circolo Arci di paese frequentato da vecchietti e operai, e pazzi furiosi se lo facevano con un kalashnikov e i passamontagna neri, neanche dovessero rapinare la banca nazionale. Forse avevano sbagliato indirizzo, chissà, ed erano finiti a rapinare il suo circolo credendo di rapinare il Gambero Rosso. O forse il circolo nascondeva un incredibile tesoro segreto e lui non lo sapeva neanche, come al solito.
I due stavano giusto voltandosi per uscire finalmente dalla porta quando alle loro spalle sentirono un rumore improvviso e sinistro, e il rapinatore alto e magro ruotò di scatto sparando un ultimo colpo indirizzato alla fonte del rumore. Era il vecchio Cosimo, che non ce l'aveva fatta a trattenere un colpo di tosse con strascicamento di catarro. Gliel'aveva sempre detto la buon'anima di sua moglie, che quelle cazzo di Nazionali l'avrebbero spedito nella tomba.

Note dell'autrice:
Il circolino Arci in questione esiste davvero, anche il barista esiste ed ha un cognato stronzo.
Il vecchio Cosimo in realtà si chiama Roberto.
I fatti sono al 63% inventati.
Questo racconto è dedicato allo Stravecchio Branca.




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7 commenti:

Ferruccio Gianola ha detto...

Grazie pe la segnalazione:-)

Argonauta Xeno ha detto...

Che giornataccia! Ma per sostenere che il 63% è inventato, hai contato le lettere? ^^

Marcio_il_Rosso ha detto...

Molto carino!

ma poi come continua?? :)

Costantino ha detto...

Un bel racconto,proprio brava

Titti ha detto...

Che interessante questa racconta...
Complimenti!

Bruno ha detto...

Il finale mi ha strappato una risata. Bello.

Ivo Gazzarrini ha detto...

Non male :)

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