Avevo sentito parlare del film con lo stesso titolo, e mi ero ripromessa di vederlo, ma non sapevo che fosse stato tratto da un libro, né sapevo che era stato scritto da Ira Levin, autore che avevo già apprezzato leggendo Rosemary’s Baby.
Questo è quello che scopre Ezra Lieberman, il più famoso e risoluto cacciatore di nazisti, deciso a vendicare con la giustizia di un processo gli anni trascorsi nel campo di concentramento e lo sterminio della famiglia.
Ma nessuno crede ad un’ipotesi così assurda, e mentre i primi padri cominciano a morire, Lieberman deve fermare da solo questo piano malefico.
Non vi dico altro perché la trama è appassionante, si tratta di un giallo a tutti gli effetti, con i cattivi per eccellenza nel ruolo dei cattivi, e che offre numerosi interessanti spunti di riflessione: sul libero arbitrio, sulla giustizia e l’equità, sulla malvagità e la miseria umana.
Il finale è adrenalinico, mi ha stupita e mi ha lasciato un sacco di punti interrogativi nella mente. Perché è un finale di speranza, ma anche assolutamente cinico e agghiacciante. Per tutto il romanzo Lieberman si chiede se è davvero possibile che uno dei 98 ragazzi diventi un nuovo dittatore nazista, avendo i geni di Hitler e essendogli state imposte forzatamente le stesse condizioni esterne del giovane Adolf. Ed il finale suggerisce al lettore entrambe le risposte, si o no, a seconda dell’interpretazione, e questo è spiazzante.
Mi è piaciuto moltissimo, assolutamente consigliato.
Ira Levin
I Ragazzi Venuti dal Brasile
Mondadori, 1976
2 commenti:
ma quanto leggi? Non ti sto dietro!
Dev'essere un gran bel libro, me
lo vado a comprare.
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