martedì 29 marzo 2011

Uomini che Odiano le Donne - Stieg Larsson

Questo libro di Stieg Larsson l’ho letto perché dopo due anni ho ceduto ad un’amica assillante che non faceva altro che dirmi quanto le era piaciuto e tutto il resto. Tutta la pubblicità, le chiacchiere che lo hanno accompagnato, i proclami di “caso editoriale dell’anno”, di solito su di me hanno l’effetto della kriptonite tranne in rari casi.
Comunque alla fine l’ho letto, e devo dire che non è affatto male come thriller, ma è ben lungi da essere una rivoluzione nel genere, il libro del secolo o il genio incompreso del decennio. È un bel libro, perfetto per la spiaggia, niente di più.

I protagonisti sono due: il primo è Mikael Blomkvist, un reporter economico senza peli sulla lingua e in un momento di crisi a causa di uno scoop sulla sua rivista Millennium che gli si è rivoltato contro causandogli problemi con la legge.
L’altra figura del romanzo è Lisbeth Salander, una giovane in bilico tra psicopatia e genialità, asociale e problematica fin da piccola, con una situazione davvero non invidiabile e un talento come hacker e per carpire informazioni sulle vite altrui.
Le strade dei due personaggi si incontrano quando vengono assunti dal vecchio industriale Henrik Vanger per svelare il mistero sulla fine della sua nipote Harriet, misteriosamente scomparsa da un’isola circa 40 anni prima. Le indagini sul passato della ragazza e della famiglia Vanger, apparentemente stagnanti, rivelano invece incredibili risvolti criminali che si estendono fino al presente.

Il libro all’inizio è piuttosto lento, l’autore si perde in presentazioni molto dettagliate dei personaggi e dei loro rispettivi contesti, e stenta a decollare fino alla metà, quando finalmente comincia ad occuparsi del mistero vero e proprio. Il thriller poi scorre bene e mi sono appassionata all’enigma, ben congegnato.
Il personaggio di Mikael è interessante fino ad un certo punto, e ogni tanto l’ho trovato piuttosto irritante nelle sue mirabolanti relazioni con le donne. Mi è piaciuta tanto invece Lisbeth Salander, una protangonista davvero fuori dalle righe, una figura piuttosto fastidiosa ma anche affascinante allo stesso tempo. Ho trovato molto affascinante l’ambientazione della Svezia, un paese che mi è rimasto nel cuore.
Insomma, mi è piaciuto per diverse ragioni, ma nel complesso non ho visto nessuna scintilla che trasformi un buon romanzo nella rivelazione tanto sbandierata.

L’autore, Stieg Larsson, aveva diverse cose in comune con il suo protagonista Mikael: anche Larsson era un giornalista svedese che dirigeva una rivista molto discussa, Expo, che si scagliava contro razzismo, omofobia, sessismo e altre discriminazioni. Fu preso di mira dal movimento neo-nazista svedese ed ha vissuto sotto scorta per diversi anni finchè non è (sfortunatamente per lui) morto di infarto nel 2004.
Uomini che Odiano le Donne è il primo romanzo della cosiddetta “trilogia Millennium”.

Citazione:
"La gente ha sempre dei segreti. Si tratta solo di scoprire quali."

"Uomini che Odiano le Donne"
Stieg Larsson
Marsilio, 2005


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giovedì 24 marzo 2011

La Notte del Drive-In - Joe R. Lansdale

Joe R. Lansdale non è solo un brillante scrittore che ha saputo fondere generi diversi - l’horror, il thriller, il western - con chili di ironia e (contro) cultura americana.
È anche una mente estremamente creativa, curiosa, piena di interessi diversi, dal cinema (soprattutto b-movies) alle arti marziali, e naturalmente la letteratura. E la trilogia del Drive-In è probabilmente il suo vertice narrativo.

Protagonisti delle vicende sono tre adolescenti americani mediamente sfigati, Bob, Jack e Randy, il liceo è finito, per cui non c’è niente di meglio da fare il venerdì sera se non andare alla maratona di film horror all’Orbit, un immenso drive-in sperduto in qualche provincia del Texas.
L’Orbit è pieno di gente che guarda i film proiettati sui megaschermi, mangia popcorn, dolci e beve bibite come al solito, quando dal cielo arriva una cometa rossa a tutta velocità, si avvicina al drive-in, ghigna, e se ne va.
Ed in quel momento scompare tutto il resto del mondo intorno al drive-in, che rimane isolato e circondato da una specie di budino cosmico mortale percorso da tempeste di lampi. Questo è solo l’inizio: nel corso della narrazione le persone cominciano a diventare una specie di zombie a causa del cibo spazzatura, degenerando in cannibalismo, omicidi, violenza, deliri religiosi e cinematografici. Poi compare il mostruoso e terribile Re del Popcorn con il suo patto scellerato, il predicatore pazzo Sam e sua moglie Mable, il vecchio Banditore, e la storia prosegue in un turbine serrato di sangue, popcorn e fantascienza, concludendosi con un finale sorprendente ma perfettamente in linea con il resto.
Non vi racconto niente sul seguito, Drive-In 2, perchè parte esattamente dove finisce il primo e prosegue degnamente.
Nonostante la storia abbastanza macabra è una lettura veramente divertente, non ho mai smesso di ridere.
Io sono stata letteralmente conquistata da questo libro, che unisce i primi due capitoli della trilogia del Drive-In: Drive-In e Drive-In 2, e dalla scrittura di Lansdale, sorprendente e variopinta, piena di riferimenti a film, musica, televisione. Sembra che Lansdale sia sguazzato nel cibo spazzatura, nei film di serie b, nelle riviste becere, il tutto condito da una violenza pirotecnica e osservato con un occhio pronto a cogliere il lato grottesco e ironico delle situazioni. La sua è una logica assurda, però nel suo mondo fila tutto alla perfezione.

Ho appena ordinato il terzo capitolo della trilogia, non vedo l’ora di leggerlo.

La notte del Drve-In
Joe R. Lansdale
Einaudi, 2004

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venerdì 11 marzo 2011

I Ragazzi Venuti dal Brasile - Ira Levin

Mi sono imbattuta in questo libro per puro caso, se ne stava ad impolverarsi su un banchetto di libri usati ad una festa di paese (la festa più polverosa della penisola), un paese del nord Italia dove sono finita per caso a lavorare.
Avevo sentito parlare del film con lo stesso titolo, e mi ero ripromessa di vederlo, ma non sapevo che fosse stato tratto da un libro, né sapevo che era stato scritto da Ira Levin, autore che avevo già apprezzato leggendo Rosemary’s Baby.

L’autore parte da un dato di fatto (molti nazisti, in particolare il dottor Mengele, sfuggirono alla giustizia) e ci costruisce sopra una storia di fantasia. Cosa succederebbe se il dottor Mengele (quello famoso per gli atroci esperimenti genetici sui prigionieri dei campi di concentramento) fosse riuscito a produrre 98 bambini, 98 cloni perfetti di Hitler, e li avesse dati in adozione ad altrettante famiglie? E se, una volta che i ragazzi sono quattordicenni, mandasse dei nazisti ad uccidere i loro padri? E se il fine di tutto questo fosse riportare Hitler e il nazismo al potere decenni dopo la sua morte?
Questo è quello che scopre Ezra Lieberman, il più famoso e risoluto cacciatore di nazisti, deciso a vendicare con la giustizia di un processo gli anni trascorsi nel campo di concentramento e lo sterminio della famiglia.
Ma nessuno crede ad  un’ipotesi così assurda, e mentre i primi padri cominciano a morire, Lieberman deve fermare da solo questo piano malefico.

Non vi dico altro perché la trama è appassionante, si tratta di un giallo a tutti gli effetti, con i cattivi per eccellenza nel ruolo dei cattivi, e che offre numerosi interessanti spunti di riflessione: sul libero arbitrio, sulla giustizia e l’equità, sulla malvagità e la miseria umana.
Il finale è adrenalinico, mi ha stupita e mi ha lasciato un sacco di punti interrogativi nella mente. Perché è un finale di speranza, ma anche assolutamente cinico e agghiacciante. Per tutto il romanzo Lieberman si chiede se è davvero possibile che uno dei 98 ragazzi diventi un nuovo dittatore nazista, avendo i geni di Hitler e essendogli state imposte forzatamente le stesse condizioni esterne del giovane Adolf. Ed il finale suggerisce al lettore entrambe le risposte, si o no, a seconda dell’interpretazione, e questo è spiazzante.
Mi è piaciuto moltissimo, assolutamente consigliato.

Ira Levin
I Ragazzi Venuti dal Brasile
Mondadori, 1976
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